Rom e Sinti hanno lasciato l’India circa 1000 anni fa. Coloro che inizialmente si sono stabiliti in Europa orientale e meridionale si definiscono come Rom. Coloro che invece si sono diretti in Europa occidentale e settentrionale sono conosciuti come Sinti. Nel corso degli anni, i due gruppi hanno sviluppato costumi e particolarità proprie, mescolandovi persino elementi di folklore locale. In comune hanno la lingua, il Romanes, e una storia secolare di persecuzione ed esclusione.
La discriminazione contro i Rom e i Sinti è largamente conosciuta come “antiziganismo”, definizione che però i diretti interessati non riconoscono, in quanto contenente il termine spregiativo “zingaro”, con tutto l’immaginario negativo ad esso correlato.
Dopo che nel Medioevo venne loro negato il diritto di risedere nelle città di quasi tutta Europa, Rom e Sinti furono per lo più costretti a vivere in tende al di fuori delle mura cittadine. Avevano spesso la pelle più scura e venivano insultati come pagani o satanisti, costretti a pesanti lavori fisici, esiliati o uccisi. Ancora oggi, questa minoranza viene largamente discriminata e vista da molti con sospetto. Per non incentivare le generalizzazioni è però sempre importante considerare i singoli individui. Questo immaginario negativo legato a Rom e Sinti è presente perfino nei media e nei libri di testo scolastici. Anche a livello istituzionale i Rom e i Sinti subiscono una vera e propria persecuzione e marginalizzazione, ad esempio quando i loro campi vengono evacuati o devono vivere in condizioni estremamente precarie ai margini della città.
I circa 12 milioni di Rom e Sinti sparsi in tutta Europa vivono spesso isolati. Ciò rende più difficile il contatto personale con il resto della popolazione e può causare disagi e pregiudizi da entrambe le parti.